Assuefatti
Le droghe di ieri, le droghe di oggi
Di Valeria Campinoti
Il termine dipendenza deriva dal verbo latino dependere, il cui significato è “essere appeso, essere legato a qualcosa”: il soggetto risulta essere appunto appeso, o legato, alla sostanza di cui fa uso, tanto da non essere in grado di interrompere il comportamento di assunzione, né di decidere quando o quanto far uso dello sostanza stessa.
Per molto tempo l’utilizzo di sostanze non è stato considerato un problema, né tantomeno si sono considerate le sue ripercussioni a livello fisico e/o psicologico. Neppure il concetto di droga, intesa come sostanza in grado di provocare alterazioni irreversibili al cervello e all’organismo, era chiaro, dato che se ne inizia a parlare seriamente, almeno in Italia, soltanto negli anni ‘50. In questi anni le droghe sono perlopiù consumate da un gruppo ristretto della popolazione, ovvero dagli intellettuali dell’alta borghesia.
A partire dagli anni ’60, la situazione cambia, in quanto si assiste ad una diffusione massiccia degli psicofarmaci per contrastare insonnia, ansia, obesità.
“One pill makes you larger and one pill makes you small
And the ones that mother gives you don’t do anything at all”
Così cantavano i Jefferson Airplane nella loro White Rabbit, dove si denuncia un duplice atteggiamento della classe borghese americana, che ritiene illegali le droghe vendute sulla strada, mentre non disdegna barbiturici prescritti dai medici.
Sarà a partire dalla rivoluzione del ’68 che le sostanze psicoattive si diffonderanno, specialmente nei giovani, dove la definizione di ribelle, o hippy, viene sempre più associata a quella di drogato.
Nei decenni successivi cambiano le modalità di consumo, in quanto si ricercano sempre più sensazioni e piaceri estremi: iniziano così a circolare le cosiddette droghe pesanti, come la morfina, l’eroina e le anfetamine. Il tossicodipendente da contestatore politico diviene un emarginato e un criminale.
Negli anni ’90 il mercato delle droghe, per rispondere alle esigenze dei consumatori, si arricchisce di sostanze sintetiche, tra le quali l’ecstasy, fortemente utilizzata per evadere dalla realtà e per ricercare sensazioni ed emozioni estreme. Gli stessi anni, però, sono anche pervasi dall’utilizzo massiccio di un’altra sostanza: la cocaina, che diventerà una delle droghe maggiormente consumate dopo la cannabis. La cocaina, specie in questo periodo ed ancora oggi, viene utilizzata per rincorrere quell’immagine stereotipata e pubblicizzata dai media della ragazza o del ragazzo perfetti, sempre attenti e focalizzati sulla performance, con quell’eccessiva necessità di apparire ed essere all’altezza.
Nel XXI secolo le sostanze psicoattive maggiormente utilizzate, specie in Italia, risultano essere cocaina, eroina, cannabis e alcool. Soprattutto nel primo decennio del secolo attuale, però, si assiste all’introduzione delle cosiddette droghe sintetiche; tra di esse le più diffuse sono le Designer Drugs, le Smart Drugs, le Digital Drugs.
Da questi brevi cenni storici si può constatare come il fenomeno della tossicodipendenza non sia statico, bensì dinamico ed in continua evoluzione, tendente ad una diffusione sempre più capillare, indipendentemente dagli aspetti sociali, culturali, economici ed anagrafici delle società.