Anfetamine e Metanfetamine
di Valeria Campinoti
Le anfetamine e le metanfetamine sono stimolanti del sistema nervoso centrale. Delle due, le anfetamine sono le sostanze di gran lunga più diffuse in Europa. Si tratta di sostanze sintetiche che agiscono come stimolanti del Sistema Nervoso Centrale. Si presentano generalmente sotto forma di polvere bianca e possono essere ingerite, sniffate e, meno comunemente, iniettate.
Le anfetamine trovarono largo impiego durante la seconda guerra mondiale per aumentare la capacità di concentrazione dei soldati ed allontanare per quanto possibile la paura di morire. Si diffusero poi negli anni ’60 tra gli studenti, con lo scopo di aumentare la capacità di studio e concentrazione. Recentemente, invece, queste sostanze sono impiegate per combattere sovrappeso e obesità, spesso senza considerare gli effetti collaterali disastrosi che ne derivano.
A partire dal 1900, dall’anfetamina si è ricavata la metanfetamina, usata originariamente nei decongestionanti nasali e negli spray bronchiali. Le metanfetamine hanno avuto grande popolarità a partire dagli anni ’70 andando a rimpiazzare, nell’uso ricreativo, le anfetamine. Dopo un periodo in cui sono cadute in disuso, a partire dagli anni ’90 sono ritornate in commercio e sono attualmente tra le droghe più utilizzate, e più problematiche, nella Comunità Europea e in Asia (specie in Giappone). La metanfetamina, anche chiamata speed, ice o crystal, appare sotto forma di polvere cristallina bianca, amara, inodore; si può sciogliere facilmente nell’acqua o nell’alcol e può essere fumata, sniffata, ingerita o iniettata.
A seconda della modalità di assunzione, la sostanza provoca degli effetti diversi. Immediatamente dopo averla fumata o essersela iniettata, il consumatore prova un’intensa sensazione euforica (rush o flash) che dura solo pochi minuti e che è descritta come estremamente piacevole. Sniffare o ingerire la metanfetamina produce euforia. Gli effetti dello sniffo si manifestano in 3/5 minuti mentre l’ingestione orale dà effetti dopo 15/20 minuti. Negli anni ‘80 iniziò ad essere prodotta l’ice, metanfetamina da fumare. È un cristallo di alta purezza che viene fumato in pipe di vetro, analogamente al crack di cocaina. Il fumo è inodore, lascia un residuo che può essere fumato nuovamente e produce effetti che possono continuare per 12 ore o più.
Gli effetti a breve termine dell’abuso di metanfetamine possono determinare un aumento dell’attenzione e dell’attività fisica e una riduzione della fatica e dell’appetito; vi è un incremento della respirazione e della temperatura corporea. Gli effetti a lungo termine riguardano sintomi che possono includere comportamento violento, ansia, confusione e insonnia. Ma anche sintomi psicotici, come paranoia, allucinazioni uditive e tattili, disturbi dell’umore e delirio. In alcuni casi, i sintomi psicotici possono persistere per mesi o anni, anche dopo aver interrotto il consumo della sostanza.
Il potenziale di rischio, già di per sé elevato con la sola assunzione di anfetaminici, aumenta notevolmente quando questi composti vengono associati ad altre sostanze, come avviene nella maggior parte dei casi. La combinazione con l’alcol può ad esempio nascondere i sintomi di una intossicazione, aumentando i rischi di incidenti perché le anfetamine possono dare un falso senso di sobrietà e controllo. Se associate alla cannabis le metanfetamine possono aumentare il rischio di episodi psicotici. In combinazione con l’eroina si incrementa il rischio di collasso cardiaco o insufficienza respiratoria, particolarmente se sono già presenti problemi al cuore.
Il cervello di un consumatore di metanfetamine impiega molto tempo prima di riacquistare le sue normali funzionalità e lo fa in maniera molto graduale, quindi anche a distanza di mesi non è possibile un ripristino delle condizioni iniziali. Questo accade sia per ciò che riguarda l’umore, l’iniziativa, il divertimento, i sentimenti spiacevoli, sia per quanto riguarda le capacità intellettive, la velocità di pensiero, le abilità di comprensione del linguaggio, la memorizzazione.
I soldi dell’assistenza sociale non bastavano a pagare la nostra dipendenza dalla metanfetamina e a mantenere nostro figlio, così trasformammo la nostra casa in affitto in un laboratorio per produrre metanfetamina. Immagazzinavamo le sostanze tossiche nel frigorifero, non sapendo che le tossine avrebbero permeato gli altri cibi. Quando davo da mangiare del formaggio a mio figlio di tre anni, non sapevo che gli stavo dando del cibo avvelenato. Ero troppo drogata dalla metanfetamina e mi accorsi solo dodici ore più tardi che mio figlio era ammalato molto gravemente. Ma allora ero troppo stordita e mi ci vollero due ore per trovare un modo per portarlo all’ospedale, che distava circa otto chilometri. Quando arrivai al pronto soccorso mio figlio era morto a causa di una dose letale d’idrossido di ammoniaca, uno dei prodotti chimici utilizzati per produrre la metanfetamina.