Tossicodipendenze: quale prevenzione?
a cura della Dr.ssa Giada Bertone
Con il termine tossicodipendenze si intendono tutte quelle dipendenze provocate da sostanze stupefacenti, o meglio, provocate dagli effetti che le sostanze stupefacenti hanno sull’individuo. Non si diventa, infatti, dipendenti dalla sostanza, sia essa cocaina, eroina o cannabis, ma dall’effetto che la sostanza stessa ha sull’uomo.
Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), descrive la tossicodipendenza come un “disturbo da uso di sostanze”, con dei criteri diagnostici precisi che aiutano i professionisti del settore a diagnosticare correttamente tale disturbo.
La tossicodipendenza è infatti una malattia prevenibile, curabile e guaribile.
È però invalidante, poiché porta a conseguenze (negative) fisiche, psichiche, sociali e spirituali.
Ma perché ci si avvicina alle sostanze stupefacenti?
Il presente articolo vuole delineare un percorso evolutivo che può partire dai primi disagi infantili fino alla diagnosi di tossicodipendenza dell’adulto.
Nella vita di ogni individuo intervengono diversi fattori e il Centro Onlus, nel lavoro con gli utenti, tiene conto anche di tali fattori, poiché hanno contribuito all’insorgenza della tossicodipendenza. In gergo tecnico, si sta parlando di psicopatologia evolutiva.
Tale disciplina sostiene che nel determinare una psicopatologia, nel nostro caso, una tossicodipendenza, concorrono tre diversi elementi, quali la biologia dell’individuo, l’ambiente che lo circonda, e le sue caratteristiche individuali.
Per fattori biologici si intende la genetica di ogni individuo, ovvero possibili modificazioni a livello di geni che possono aumentare la probabilità di insorgenza di una psicopatologia.
Per fattori individuali si vuole intendere ad esempio il temperamento, ossia la natura emotiva dell’individuo, il suo livello di suscettibilità.
Per fattori ambientali si intende soprattutto il tipo di relazione che l’individuo ha instaurato con la sua figura di attaccamento, ma anche le esperienze scolastiche, nella famiglia allargata, nel gruppo dei pari.
Tali elementi sono considerati dei fattori di rischio o di protezione. Per i primi si intendono tutte quelle esperienze avverse che possono aumentare la probabilità di insorgenza di una patologia fisica o mentale, mentre i fattori di protezione costituiscono l’insieme delle risorse dell’individuo che possono neutralizzare l’effetto dei fattori di rischio. I fattori di rischio e di protezione influenzano la vita degli individui attraverso un effetto moltiplicativo tra essi stessi, e non in modo additivo.
I fattori di rischio e di protezione si intersecano tra loro seguendo due principi fondamentali: quello di multifinalità e di equifinalità. Il principio di multifinalità sostiene che individui che partono dalla stessa condizione possono arrivare ad esiti diversi. Mentre il principio di equifinalità ci rivela che individui che partono da condizioni diverse possono giungere allo stesso esito. Per fare un esempio di multifinalità: tra due bambini che hanno subito dei maltrattamenti (fattore di rischio), uno solo di essi può giungere a sviluppare da adulto una psicopatologia (una tossicodipendenza, se vogliamo), mentre l’altro potrebbe non incorrere mai in un disagio psichico e vivere la sua vita in modo sano ed equilibrato. Al contrario, per chiarire il principio di equifinalità, due bambini, dei quali uno solo dei due ha subito maltrattamenti, mentre l’altro ha condotto una vita apparentemente priva di disagio, possono entrambi sviluppare una psicopatologia o comunque vivere dei disagi nella loro vita. Tale spiegazione, forse anche troppo teorica, è necessaria per comprendere in che modo i fattori di protezione e di rischio, che saranno di seguito riportati, possono intrecciarsi tra loro nella vita degli individui e portare ad esiti molto diversificati tra loro.
Come fa la psicopatologia evolutiva, anche in questo articolo i diversi fattori che concorrono all’insorgenza di una tossicodipendenza verranno suddivisi in individuali ed ambientali.
Tra i fattori di rischio individuali che possono favorire l’insorgenza di una tossicodipendenza troviamo le personalità che tendono:
-
- alla ricerca di novità (novelty seeking);
-
- alla ricerca di sensazioni forti (sensation seeking);
- all’attitudine al rischio e alla bassa percezione dello stesso.
Ad esempio, un individuo che tende ad annoiarsi facilmente e a ricercare forti emozioni, con una bassa percezione del rischio, potrebbe incorrere più facilmente di un altro individuo nell’abuso di sostanze stupefacenti.
Anche uno scarso autocontrollo delle proprie azioni, un elevato livello di aggressività, modalità relazionali caratterizzate dalla timidezza e da una bassa assertività, possono spingere un individuo ad usare sostanze per diminuire la propria aggressività, ma anche la timidezza, in modo da poter interagire con gli altri più facilmente. Ancora, strategie di risoluzione dei problemi (strategie di coping) tendenti all’evitamento dei problemi stessi, uno scarso senso d’autoefficacia, ma anche, dal punto di vista biologico, l’età nella quale l’individuo giunge alla pubertà, nel caso in cui questa sopraggiunga precocemente, e il genere maschile, sono ritenuti fattori predisponenti l’insorgenza di una tossicodipendenza. Al contrario, una bassa attitudine ai comportamenti rischiosi, un’elevata percezione del rischio; una buona gestione del tempo libero, e quindi della noia; modalità di relazione assertive e tendenza all’estroversione; strategie di risoluzione dei problemi centrate sul raggiungimento di obiettivi e sull’elaborazione delle emozioni, sono considerati fattori di protezione che diminuiscono la probabilità d’insorgenza di una tossicodipendenza.
Anche i fattori ambientali hanno un peso importante in tal senso.
- Legami familiari deboli e negativi, mancanza di coesione all’interno del nucleo familiare, come anche uno scarso o assente sostegno genitoriale, potrebbero portare il ragazzo a rifugiarsi nell’uso di sostanze. Non di meno, il caso in cui uno o entrambi i genitori facciano uso di stupefacenti: ma è considerato un fattore di rischio anche soltanto l’atteggiamento positivo verso le sostanze da parte dei genitori o della famiglia allargata;
- Ancora, il gruppo dei pari ha una forte influenza sull’uso delle sostanze: frequentare un gruppo che usa e abusa, che ha un posto sicuro e tranquillo in cui usare stupefacenti, può sicuramente invogliare ad un uso smodato. Anche il fattore scuola ha un suo peso: un’assenza di impegno favorisce gli insuccessi scolastici, che potrebbero essere elaborati attraverso l’uso di una sostanza stupefacente, saltare spesso la scuola fa trovare i ragazzi in una condizione di noia che potrebbero non saper gestire.
- In ultimo, ma non per importanza, si riporta il fattore di rischio legato alle condizioni sociali: povertà, disoccupazione, basso livello di scolarizzazione, ma anche elevato reddito economico o orari lavorativi più lunghi, presenza di organizzazioni criminali nel proprio quartiere possono spingere a ricercare conforto e “ristoro” attraverso l’uso di sostanze.
Anche i fattori di rischio esterni all’individuo, se rovesciati, diventano fattori di protezione: i legami familiari coesi e solidi; un valido sostegno genitoriale; genitori intolleranti all’uso di sostanze stupefacenti; assenza di uso del gruppo di coetanei; impegno scolastico, ridotta povertà e orari lavorativi umanamente dignitosi, possono diminuire la probabilità che un individuo incorra in una tossicodipendenza.
Sono stati citati diversi fattori e condizioni di vita: la soluzione per prevenire le tossicodipendenze è quindi quella di tenere tutto sotto controllo?
NO.
Nascere e vivere in un contesto caratterizzato da povertà, essere figli di tossicodipendenti, o avere la tendenza a ricercare sensazioni forti, non condanna gli individui all’uso di sostanze, ma li rende più vulnerabili. La prevenzione sta anche nell’essere consapevoli di ciò.
Sostenere i propri figli nell’elaborazione di un trauma, adottare il giusto controllo e sostegno durante l’adolescenza, aiutarli a gestire il loro tempo libero in modo costruttivo, porta nella loro vita diversi fattori di protezione, i quali riducono di molto la loro vulnerabilità.
Il Centro si occupa di rendere consapevoli gli utenti dei fattori di protezione e di rischio, per dare un filo logico alla loro vita, per comprendere cosa si va a compensare e cosa si vuole comunicare al mondo esterno quando si usano sostanze stupefacenti. Allo stesso modo, gli operatori sono attenti a prevenire il rischio di suicidio. In quanto la condizione del tossicodipendente che non usa più è caratterizzata da una forte vulnerabilità, proprio perché la sostanza non copre più la sofferenza dell’individuo.
La prevenzione delle tossicodipendenze può prendere vita da ognuno di noi.
Siamo tutti inseriti in un contesto ambientale, abbiamo tutti una “responsabilità sociale” verso i più giovani, o i più fragili. Facciamo in modo che tale responsabilità prenda forma quotidianamente nella vita di ciascuno di noi.
Bibliografia
APA, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali Quinta Edizione, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014, 563-565.
Ricci Bitti P.E., Gremigni P., Psicologia della salute: modelli teorici e contesti applicativi, Carocci Editore, Roma, 2016, 192-194.
Vasale M., Appunti di Prevenzione e trattamento delle tossicodipendenze, Università Pontificia Salesiana, Roma, a.a. 2017/2018.
Immagine
“Cappuccetto Rosso” di Massimiliano Frezzato, Lavieri Editore